La composizione fu scritta dal nostro poeta per il Triduo di festeggiamenti del 1855
da La Voce del Sileno di Italo Francesco Baldo
Il giorno 8 dicembre 1854 papa Pio IX con la Lettera apostolica Ineffabilis Deus proclamava il dogma di fede la dottrina dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio.
Il dogma traeva la sua consistenza da antica data e dalla particolare devozione verso la beatissima Madre. Già molti pontefici e anche il Concilio di Trento aveva sostenuto oltra alla devozione che Maria fosse nata senza peccato originale, lei destinata ad accogliere e generare Gesù Cristo, il figlio di Dio. Alessandro VI nella Costituzione Sollicitudo omnium Ecclesiarum, 8 decembris 1661 affermava: “È sicuramente di antica data la particolare devozione verso la Beatissima Madre, la Vergine Maria, da parte dei fedeli: infatti erano convinti che la sua anima – fin dal primo istante della sua creazione e della sua infusione nel corpo – fosse stata preservata immune dalla macchia del peccato originale per una speciale grazia e per un singolare privilegio di Dio, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Figlio suo e Redentore del genere umano. Animati da tale persuasione, circondavano di onore e celebravano la festa della Concezione con un rito solenne.”
La Chiesa cattolica celebra l’8 dicembre di ogni anno la solennità dell’Immacolata Concezione: la verità di fede che stabilisce che Maria di Nazareth non è stata toccata dal peccato originale, fin dal primo istante del suo concepimento. Maria Vergine “gloria dei Profeti e degli Apostoli, onore dei Martiri, gioia e corona di tutti i Santi, sicurissimo rifugio e fedelissimo aiuto di chiunque è in pericolo, potentissima mediatrice e avvocata di tutto il mondo presso il suo Unigenito Figlio, fulgido e straordinario ornamento della santa Chiesa, incrollabile presidio che ha sempre schiacciato le eresie, ha liberato le genti e i popoli fedeli da ogni sorta di disgrazie e ha sottratto”, scrisse il Pio IX è quell’aiuto che in tutto il mondo cristiano è “aiuto” e rifugio”. La proclamazione ebbe il 25 marzo 1858 durante la sedicesima apparizione a Bernadette Soubirous, a Lourdes, la solenne conferma , quando La Signora (Maria) risponde alla domanda che Le viene rivolta con queste parole pronunciate in dialetto guascone, l’unica lingua che Bernadette comprendeva: “Io sono l’Immacolata Concezione.”.
La dichiarazione del Papa Pio IX fu accolta con grande fervore; a Vicenza fu organizzato un particolare Triduo di festeggiamenti nella Chiesa Parrocchiale dei SS. Felice e Fortunato nei giorni 7, 8 9 dicembre 1855 per la dogmatica definizione dell’Immacolato Concepimento di Maria.
Quanto venne predicato e scritto fu pubblicato l’anno successivo: Il novello trionfo di Maria solennizzato nella Chiesa de SS. Felice e Fortunato in Vicenza, Padova, Tipi del Seminario 1856.
Tra coloro che vi parteciparono vi fu don Giacomo Zanella (1820-1888), poeta già apprezzato e ben considerato. Per l’avvenimento, il poeta sacerdote compose un’ode che ben riflette l’animo dei credenti e di chi fin dalla fanciullezza ha pregato ed amato con venerazione Maria. Il poeta era uno di questi e proprio nel paese natale, a Chiampo, aveva pregato davanti alle edicole che si trovano nei campi e nei prati e nella Pieve e fino alla fine della sua vita riconoscerà il valore di questa venerazione, che possiamo rintracciare in molte composizioni. In particolare questa ode ancor oggi indica un contenuto, un culto importante per tutta Europa e il mondo, come ebbe a scrivere Pio IX: “il suo efficacissimo patrocinio, portare aiuto alla santa Madre, la Chiesa Cattolica, perché, rimosse tutte le difficoltà, sconfitti tutti gli errori, essa possa, ogni giorno di più, prosperare e fiorire presso tutti i popoli e in tutti i luoghi, “dall’uno all’altro mare, e dal fiume fino agli estremi confini della terra”, e possa godere pienamente della pace, della tranquillità e della libertà. Voglia inoltre intercedere perché i colpevoli ottengano il perdono, gli ammalati il rimedio, i pusillanimi la forza, gli afflitti la consolazione, i pericolanti l’aiuto, e tutti gli erranti, rimossa la caligine della mente, possano far ritorno alla via della verità e della giustizia, e si faccia un solo ovile e un solo pastore.”
Il tratto teologico dell’Immacolata (Regina sine labe originali concepta) e il relativo dogma è ben chiaro nella composizione, come l’affettività del credente che trova rifugio sotto il suo manto nella vita e perfino nella morte, perché è: Consolatrix afflictòrum et Iànua caeli. In questa ode vi è anche cenno al manto della statua della Madonna di Monte Berico di Vicenza, la cui immagine è presente nella Basilica dei SS. Fortunato e Felice.
Proprio la devozione popolare alla Madonna, Rosa mystica e Regina sacratìssimi Rosarii, che abbraccia tutti ben è evidenziata dal poeta nel sonetto XLI dell’Astichello:
Ave Maria» la vecchierella intuona;
E nelle scarne tremolanti mani
Va noverando un dopo l’altro i grani,
A cui mistica Rosa il nome dona….
Ricordare questa composizione di Giacomo Zanella nei giorni in cui il culto mariano è intenso, oltre alla proclamazione del dogma l’8 dicembre, si festeggiano anche il 10 la B.V. Maria di Loreto e la B.V. Maria di Guadalupe il 12, è nel bicentenario della nascita del poeta, un atto di riconoscimento del suo valore di cristiano, di fedele alla Chiesa e di colui che in Maria trova fino alla fine conforto.
O Madre de’credenti, a cui d’incenso
In questo giorno fumano gli altari
Per quanti continenti il fiume immenso
Cinge de’ mariNon è spenta, non è l’avita Fede
Nella dolente Europa; in sulla Dora,
Come sul Manzanare anco si crede,
Anco si adora.Vedi: al bramato sol della tua festa,
Stanca dell’ansie e dell’acerba guerra,
Che le insanguina il seno, ecco si desta
Tutta la terra.E volta al Vaticano adora il soglio,
Che senza macchia Te gridò concetta,
Te prima dopo Dio, te nostro orgoglio,
O Benedetta.Su noi splendi, Divina, e pace insegna
Al secol fremente; in un sol core
Lega le sparse naziioni e regna
Madre di amore.O tra le figlie dell’antico Adamo,
Maria, la più vezzosa e la più santa;
Immacolato fiore, integro ramo
D’infetta pianta,Fra noi discendi: visita appiè della pendice,
Ove di Fortunato il fral si accoglie
E di Felice.Vieni: al tuo piede questi luoghi ignoti,
O Vergine, non son; ché su’ vicini
Berici colli ognor Tu scendi ai voti
De’ Vicentini.Qui T’imploriamo. O venerata e cara
Regina degli afflitti, asciuga il pianto
Dagli occhi de’ tuoi figli, e li ripara
Ove di Fortunato il fral si accoglie
Sotto il tuo manto.Maria ! Dolce la vita a chi Ti onora,
Giacomo Zanella 1855
Sia pur dell’ire di fortuna oppresso;
Dolce la morte, se nell’ultima ora
Gli siedi appresso.