Un ricordo del critico letterario, filologo e accademico padovano.
La Voce del Sileno di Italo Francesco Baldo
Nuova serie – Anno I, n.7 – 9 giugno 2021
Articolo tratto da La Piazza web
Manlio Pastore Stocchi emerito cultore del poeta vicentino Giacomo Zanella ci ha lasciati il 6 giugno; lo studioso ha donato una grande messe di studi che gli hanno fatto onore nell’ambito della filologia e della critica letteraria.
Nato a Venezia 16 novembre 1935, si è fin da giovanissimo interessato allo studio della lingua e della letteratura italiana, avendo sempre attenzione per la cultura veneta.
Insegnò all’Università di Padova, ricoprendo prima la cattedra di Filologia medioevale e umanistica e successivamente la cattedra di letteratura italiana, che era stata già, nell’Ottocento, di Giacomo Zanella.
Membro di numerose Accademie italiane tra cui quella dei Lincei a Roma, e Olimpica a Vicenza; fu membro dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e di altre istituzioni culturali.
Ha curato diverse edizioni delle opere di Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Carlo goldoni e altri.
Vicenza gli deve molto, soprattutto quando nel 1988 insieme alla professoressa Ginetta Auzzas curò l’edizione delle poesie edite, rifiutate, disperse, postume e inedite di Giacomo Zanella in due volumi, editi da Neri Pozza. I volumi fanno parte dell’edizione delle opere e delle lettere del poeta vicentino.
L’edizione curata sostituiva quella predisposta nel 1910 da Arturo Graf per Le Monnier di Firenze. L’edizione ha voluto ricostruire, come hanno dichiarato i curatori “criticamente l’itinerario poetico” dello Zanella “ offrendo in un certo senso in contrappunto alla silloge che pubblichiamo quasi le ragioni stesse del suo costituirsi e del suo meritare la nostra memoria” per cogliere “l’atmosfera di un mondo che Zanella ha interpretato e che in Zanella si è rispecchiato e, rispetto al quale, la poesia anche minore e più fragile dell’Abate si definisce e ha ragion d’essere come testimonianza di amoroso tributo”.
E ciò fece non con quella sicumera che avean certi filologi tedeschi e che Zanella non amava, ma quel dolce accostarsi che facevano vivi i versi del poeta.
Parole disse e scrisse Manlio Pastore Stocchi di grande rilievo, che dovrebbero essere tenute presente da chi dovrebbe avere maggiore cura del poeta “gloria dei Veneti” e non solo, stimato da A. Manzoni, da G. Carducci e perfino da G. d’Annunzio, ma non essendo, oggi, per certi dottorelli di moda, allora…
Manlio Pastore Stocchi ci ha invece evidenziato come per la poesia si debba avere “amore, passione” se di essa si intende cogliere il valore, quel “limae labor” con il quale il poeta vicentino s’affacciò fin da giovane al verso.
Proprio nel suo ultimo intervento su Giacomo Zanella in una tornata esterna dell’Accademia Olimpica a Chiampo (VI), in occasione delle celebrazioni del bicentenario della nascita del poeta, l’affezione del critico si è palesata nuovamente e piace ricordarlo proprio con le parole che il vicentino dedicò a Virgilio.
“Quant’ t’amai, Giacomo” E dopo tanto volger d’anni e di casi all’alma illusa / Ineffabile ancor suona il tuo canto”.
Tra le opere più recenti dello studioso segnaliamo:
Sull’utilità attuale dei commenti umanistici ai classici, Roma, Salerno, 2003.
Il futuro. Previsione, pronostico e profezia, ((a cura di M. Pastore stocchi e A. Lepschy), Venezia, Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, 2005.
Forme e figure. Retorica e poetica dal Cinquecento all’Ottocento, Firenze, Cesati, 2008.
Memoria del paterno governo. Sentimento civile e inflessioni della letteratura nel tramonto della Serenissima Repubblica, Venezia, Marsilio, 2009.
Il lume d’esta stella. Ricerche dantesche, Roma, Salerno, 2013.
Pagine di storia dell’Umanesimo italiano, Milano, Franco Angeli, 2014.
Giacomo Zanella e l’Unita d’Italia , Vicenza, Accademia Olimpica, 2013.
Giacomo Zanella e il limae labor, Vicenza : Accademia Olimpica, 1994.