Il nostro poeta ebbe sempre una visione globale dell’uomo ed una concezione universale.
di Italo Francesco Baldo
Giacomo Zanella con la poesia intervenne anche nelle questioni sociali tra cui il lavoro, ma anche le tristi condizioni che la popolazione viveva dopo l’Unità d’Italia, come attesta la composizione Il piccolo calabrese.
Il tema del lavoro è affrontato in diverse poesie, dedicate ad imprenditori come Fedele Lampertico, Alessandro Rossi, altre alle realizzazioni umane, tra cui ricordiamo Per il Taglio dell’istmo di Suez, L’industria; Il Lavoro, Le Nuove generazioni, e non mancano in altre riferimenti al progresso scientifico dell’uomo e all’incidenza di questo nella vita spirituale come attestano le opere Sopra una conchiglia fossile e il carme, in latino L’evoluzione, non dimentichiamo Milton e Galileo e Sopra certi sistemi di fisiologia.
Il poeta ebbe sempre una visione globale dell’uomo, ma riduttiva ad un solo suo aspetto e nemmeno relativistica, ossia considerare che solo l’aspetto della contingenza sia fondamentale come ebbe a sostenere in Religione e lavoro: discorso dell’ab. prof. Giacomo Zanella letto alla società di mutuo soccorso degli artigiani vicentini nella chiesa dei SS. Faustino e Giovita per la festa del patrocinio di S. Giuseppe: 11 maggio 1862 (Vicenza, Tip. Paroni, 1863).
Ebbe una concezione universale che ben espresse anche nel suo servizio pastorale, inteso al servizio della persona e mai delle cose (cfr. il mio. Zanella sacerdote, Vicenza, Editrice Veneta, 2015).
In tutte le composizioni ciò che interessa a Zanella è l’uomo, la sua opra, quanto egli compie e ciò perché la prima e principale caratteristica dell’uomo fin dalla sua nascita, sostiene nella poesia Ad A.Rossi: “Questo re del futuro attraversava/Nudo la terra./ Quando più non si vide alla pianura/pascer lo smisurato mastodonte/ nudo l’uomo soletto usciva a fronte/ della natura/ Nudo sì, ma pensante…, ovvero capace di determinarsi con il “ suo ingegno” e costruire e mai dimentico che “Dal casolar del Legniaiuolo ebreo/ fra le sviate genti uscì dottrina/ che fe’ santo il lavoro e l’officina/.
Il lavoro va considerato in tutto il suo valore, come autentica realizzazione dell’uomo e a questa indicazione a questa passione di vita, si riferisce Zanella nella composizione Il lavoro, dove gli uomini vengono invitati a “Spontanei/ voliamo al lavoro/ il tempo precipita/ il tempo è tesoro/”. Così, descrivendo l’avvio al mattino al lavoro Zanella ha modo di esaltare il lavoro che dà il pane.
L’uomo fa l’economia, non l’economia l’uomo sembra dirci il poeta. Ciò è di rilevante importanza, proprio perché l’uomo va considerato globalmente non solo in uno dei suoi aspetti.
L’homo oeconomicus che spesso sembra l’unico esistere anche nella nostra società, è un uomo parziale, incapace di fede nel cuore, quella che gli prospetta il futuro, tanto che “ dovunque Dio pasce i suoi figli;/ Dovunque a’gagliardi fortuna sorride”.
L’uomo, la sua opra, cioè il lavoro lo rende degno e significante nel mondo; e ciò insieme agli altri uomini. Proprio nella poesia L’uomo è nato alla società, Zanella ben intravede il valore del secolo che si presenta alla sua riflessione poetica.
L’uomo vive in società per questo ha la favella e questo suo vivere insieme non è per la sola necessità per i bisogni diremo oggi. L’uomo, questo essere pensante, capace di libertà, di lavoro, di vita sociale, di amore, quest’uomo ama Zanella.
Il lavoro è sì condizione della vita dell’uomo e la riflessione di Zanella ci invita a considerare oggi il lavoro in un’ottica diversa, come valore, come realizzazione, come continuazione dell’opra di Dio nella creazione, sempre considerando che il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro.
Se negli ultimi decenni il valore del lavoro è sceso nella considerazione anche dei nostri giovani, ciò è dovuto principalmente ad una duplice e contrapposta visione; da un lato il lavoro è solo un fatto economico che determina la dimensione politica, dall’altro esso è riguardato come solo potere d’acquisto e come sfruttamento. Due facce della stessa moneta, che rendono l’uomo non artefice ma schiavo del lavoro. Superare questa visione economicistica del lavoro è quanto mai urgente anche in questo nostra epoca di crisi e per il domani, sarà quanto mai urgente cambiar la nostra opinione perché supereremo la crisi stessa non riproducendo il vecchio modo usato a vivere e a lavorar, ma dando pieno significato a quanto l’uomo saprà e dovrà compiere per sé e per la società quando saremo a febbril opra intenti ( Zanella, A san Giuseppe).
Nella raccolta Astichello, nel sonetto XXVII ben è riassunta la visione del lavoro che ebbe il poeta Zanella e come sapeva ben indicare coloro che molto parlano e poco operano per il bene, quei politici che mirano ai propri vantaggi più che a quelli del popolo e della sua crescita morale e spirituale.
XXVII
Quando nel pio settimanal riposo
Di chiesa uscito il popol si rauna
A vespertin concilio, ove l’annoso
Pioppo i sedili del crocicchio imbruna;
E chi il diman pronostica piovoso,
E chi confida nella nova luna;
Questi dell’opra e del balzel gravoso,
E quei si lagna che più rea fortuna
Di giorno in giorno i fittaiuoli attenda,
Se amor del giusto, o salutar sgomento
Più miti sensi al ricco non apprenda;
Noto il semplice dir; né duolmi molto,
Se de’ compri Soloni in Parlamento
Il ventoso boato non ascolto.