Ricordiamo il sonetto che il nostro poeta dedicò alla preghiera del Rosario.
di Italo Francesco Baldo
XLI
da Astichello di Giacomo Zanella – Vicenza, Editrice Veneta, 2013
«Ave Maria» la vecchierella intuona;
E nelle scarne tremolanti mani
Va noverando un dopo l’altro i grani,
A cui mistica Rosa il nome dona.
«Ora per noi» risponde una corona
Di figli e nuore. O degli afflitti umani
Consolatrice, a cui del cor gli arcani
Fidenti apriam, quando il bisogno sprona,
Porgi a’ semplici preghi orecchio amico;
Salute ti domandano e raccolto
Grande così che basti anche al mendico,
Di cui ne’ cenci e nel dimesso ciglio
Ravvisan qual tu fosti, e nel cui volto
Veggono il volto del divin tuo Figlio.
Il poeta Giacomo Zanella dedica questo sonetto, tratto dalla raccolta Astichello, composta in gran parte a Cavazzale di Monticello Conte Otto nella sua “villetta”, alla recita del Rosario.
Il 7 ottobre, giorno dedicato alla BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO, si ricorda quanto sia stata e sia importante la recita del Rosario con la sua semplicità, ma indice di profonda religiosità, può aiutare l’umanità al valore della preghiera, questo servizio interiore a Dio, al quale Zanella per tutta la vita si rivolse, sempre rendendo vivo quanto la madre, Teresa Beretta, gli aveva insegnato da fanciullo con i suoi “santi detti” e la visita al Santuario della “Pieve” a Chiampo suo paese natale.