Il primo di tre volumi
sulla poesia zanelliana.
di Italo Francesco Baldo
Da Chiampo una nuova pubblicazione di Mario Bardin: L’opera poetica di Giacomo Zanella, Cornedo Vicentino, Mediafactory, 2021, vol. I, pp.565.
Da sempre attento e divulgatore della poesia zanelliana, che è quasi sconosciuta proprio nel suo paese natale, Mario Bardin si propone con quest’opera di cui pubblica il primo dei tre volumi previsti, di far conoscere ed amare quel Giacomo Zanella il “poeta amato” e ricercato per il valore dei suoi versi che, diceva Alessandro Manzoni “son tutti belli”.
Purtroppo una critica spesso troppo ideologica e leggera nei giudizi ha allontanato dalla fruizione colui che con grande attenzione al mondo classico, che non imitava, rifletteva sulla condizione umana complessiva nell’Ottocento, additando il valore della scienza e della sua relazione con la sapienza, ossia con la fede.
Così, dopo l’attenzione rivolta al poeta nel 1988 in occasione del centenario della morte, poco è stato riproposto del poeta, tranne che l’infaticabile lavoro svolto da 16 anni dal Comune e dall’Assessorato alla cultura di Monticello Conte Otto con un Concorso letterario, una serie di studi e saggi, questo sito e la pagina social, valorizzando, nel silenzio di molti Giacomo Zanella.
Il poeta nella frazione di Cavazzale si era costruito un buon ritiro dove compose la sua ultima grande opera, quell’Astichello che con i suoi sonetti apre al mondo contemporaneo della poesia e sul quale il Bardin aveva già pubblicato un suo lavoro e che è stato riedito proprio dal Comune di Monticello Conte Otto con i disegni di Galliano Rosset.
Con attenzione alla riproposta del poeta Mario Bardin si rivolge al “gran popolo che sente” più che al “piccol popolo che pensa” e con gran lavoro si rapporta da lettore ai versi zanelliani. Ritenendo “opportuno affiancare al testo originale un’abbondante parafrasi, per superare i punti più ostici o lumeggiare i passaggi oscuri”.
Con questa operazione in modo “affettuoso” Bardin desidera “riesumare quei capolavori ormai perduti e rianimarli, collocandoli nel loro ambiente carico di passioni umane”.
Nel proporre le sue parafrasi Bardin “non poteva prescindere da un inquadramento, soprattutto storico, dei fermenti culturali, dalle sollecitazioni di cui il lavoro si è reso interprete.”
Cosi, ad esempio, inquadra la poesia La guerra nel settembre 1870, nella esposizione della situazione che si ebbe particolarmente a Parigi in quell’anno con il conflitto franco-prussiano che portò alla fine del secondo impero francese e alla nascita del secondo Reich tedesco.
Per fare un ulteriore esempio, Bardin raggruppa le poesie dedicate alle Terme di Recoaro, ricordando personaggi che le frequentavano come Andrea Maffei e F.W. Nietzsche, ma dimenticando che pure Antonio Rosmini, il pensatore apprezzato dallo Zanella per lo scritto Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, che lo ricorda nella predica per i caduti di Monte Berico nel 1866, frequentava quelle terme.
Un lavoro, questo di Mario Bardin, di rilievo, che si arricchirà di altri due ampi volumi e che attiverà senza dubbio l’interesse degli abitanti di Chiampo e non solo chiaramente, verso la conoscenza del poeta, e magari invitando ogni lettore, stimolato dalle parafrasi, a tracciare una sua propria parafrasi, perché la poesia diventa propria quando il lettore fa proprie con le proprie le parole del poeta.