Categorie
Biografia Giacomo Zanella Italo Francesco Baldo La Voce del Sileno

Giacomo Zanella in esperanto

Un’altra importante traduzione per la sua più nota ode

da La Voce del Sileno di Italo Francesco Baldo
Anno V – 20 ottobre 2020

In occasione del bicentenario della nascita  di Giacomo Zanella (Chiampo, Vi, 9 settembre 1820), proseguendo un impegno che vede la sua più nota ode Sopra una conchiglia fossile nel mio studio, tradotta da valenti in varie lingue (latino, tedesco, francese, spagnolo, inglese, ceco, polacco, neogreco, americano, persiano, siculo e sardo compidanese), è ora, graditissima, l’occasione per proporre quella di Enrico Dondi in esperanto, apparsa nel 1987 in “Itala antologio”, Milano, pp.385 – 388. Dobbiamo alla cortesia della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia averla potuta avere per lo studio, la trascrizione e la diffusione. L’esperanto fu ideato come lingua universale da Creato da Ludwik Lejzer (Łazarz) Zamenhof (Białystok, 15 dicembre 1859 – Varsavia, 14 aprile 1917) è stato un medico e linguista polacco.

Ludwik Lejzer Zamenhof

“L’esperanto è una lingua pianificata sviluppata tra il 1872 e il 1887 dall’oftalmologo polacco di origini ebree Ludwik Lejzer Zamenhof, ed è di gran lunga la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali (LAI)[6]. Presentata nel Primo Libro (Unua Libro – Varsavia, 1887) come Lingvo Internacia (“lingua internazionale”), prese in seguito il nome esperanto (“colui che spera”, “sperante”) dallo pseudonimo di Doktoro Esperanto, utilizzato dal suo creatore. Scopo di questa lingua è quello di far dialogare i diversi popoli cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice ma espressiva, appartenente all’umanità e non a un popolo.
Un effetto di ciò sarebbe in teoria quello di proteggere gli idiomi “minori”, altrimenti condannati all’estinzione dalla forza delle lingue delle nazioni più forti. Per questo motivo, l’esperanto è stato ed è spesso protagonista di dibattiti riguardanti la cosiddetta democrazia linguistica.
L’assunto di Zamenhof è che l’assenza o difficoltà di dialogo dovuta alle differenze linguistiche crea incomprensioni, ed è stata causa di violenza più volte nel corso della storia. Egli chiamò l’esperanto dapprima Lingvo Internacia (pronunciata /’liŋgvo iŋterna’tsi:a/), poiché aveva come scopo quello di essere usata come lingua tramite tra le diverse nazioni che così avrebbero potuto dialogare e comprendersi a vicenda, proteggendo le lingue minori e quindi la differenza linguistica.” (Dal sito Lingua esperanto)

    La traduzione dell’ode di Zanella ci pone questo ideale, ideale universale per l’uomo di pace e di fede, che  mise al servizio la sua poesia al bene dell’uomo e alla sua formazione, considerando che scienza e fede sono due sorelle che camminano insieme e insieme costruiscono un mondo buono, come ogni uomo che intraprende “nuovo cammino”, deve compiere per sé e la società e con la consapevolezza che l’arte e la materna fede sono elementi  che costruiscono un vero progresso al quale tutti sono chiamati co n la consapevolezza che l’uomo ella vita cerca la quiete, come il poeta la trovò  nella sua villetta a Cavazzale di Monticello Conte Otto (VI) sulle rive del fiume Astichello al quale intitolò il compimento della sua poesia con 94 sonetti.

Giacomo Zanella

Giacomo Zanella (pron. ĝakomo Zanella) naskiĝis en Chiampo, provinco Vicenza, en 1820, fariĝis patro, instruis en liceo kaj aliĝis al liberalaj ideoj. Post ol la venecia teritorio estis liberigita el aŭstra regdo, li lekciis ĉe la universitato de Padova pri itala literaturo. Li mortis en 1888.
Li celis al nekontrasta kunestado de pozitivaj sciencoj kai religia kredo kaj per tiu pensmaniero influis la spiritam personecon de verkisto Antonio Fogazzaro. Aperis pluraj liaj poemkolektoj.

Sopra una conchiglia fossile nel mio studio
Pri fosilia konko en mia studoĉambro
Vi nun sur volumo
De famaj poetoj,
rabita de l’kuno
de l’patraj musketoj,
ripozas marmora
de l’ondoj naskita,
ho konko volvita.

Profunde vi sidis
en groto submara,
l’estiĝon vi vidis
de l’mondo prajara:
kai kun la naŭtiloj,
murikoj vi drivis,
dum homo ne vivis.

Dum kiu etendo
de longaj miljaroj
pri stranga legendo
de egaj bataloj
spirale skribadis
sur via kiraso
la tempo-forpaso!

Iamo eknunas:
sur Hind-imperioj
silentaj ĵus lumas
aŭrora radioj:
ĵus bordojn de l’Tibro
celante jam ĉeas
la vel de Eneas.

Tre freŝas la polvo
la grandon de Romo
kaŝanta en volvo:
sed plena de kono
sin taksas, ĵusvena
el mano de Dio,
la homa specio.

Ne jam al radio
fekunda de l’mondo
per kap’Italio
sin levis de l’ondo:
vi, frato de l’polpoj,
de l’rozaj koraloj,
vin paŝtis en voloj.

Reflektaj sursine
de vastoj lazuraj
ardegis ruine
vulkanoj purpuraj;
kaj rompis la bordojn
de maroj ne konaj
tertremoj imponaj.

La palmoj sub logoj
profunde kaŝitaj,
spiraloj de l’drakoj
en roko skulptitaj
kaj krome atestas
la ŝtonaj postsignoj
de l’migro de l’cignoj.

Sed, kiu ĵus venas,
la hom’, esperflama,
la cindrojn subpremas
de mondo iama;
kaj celas konkeron
de l’gloraj eventoj
de l’postaj jarcentoj.

La plando sur tombo,
al alt’la rigardo,
li venas sub ombro
de sankta standardo:
tra virga tereno
tra mar’senesplora
penetras, fervora.

Antaŭen, antaŭen,
fremdul’senegala:
rigardu ĉirkaŭen
pri l’loko fatala:
se sklavoj, se larmoj
sur tero plu restas,
junaĝa ĝi estas.

En altan ĉielon,
en nigron de l’jaroj
Di’metis la celon
de l’noblaj homfaroj:
kung lavo kaj torĉo
al fata la monto
suriru, martonto.

Post kiam alflugos
al maro savita
kaj l’homojn maljugos
la flamo spirita,
kaj l’flag’de l’liberaj
nur unu ekbrilos,
kaj l’mondo trankvilos,

post sorto-plenumo
la tero serena
sin kaŝu en lumo
ĉielo-havena:
atendu ĉe l’ankro
pri dia ekdiro
al nova vojiro.

(Traduzione di Enrico Dondi)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.